venerdì 5 aprile 2019

Correre piano….perchè? (1^ parte)


Spesso la cosa che più mi risulta difficile da far capire , specialmente a chi dovrà affrontare trail lunghi o manifestazioni di corsa dalla maratona alle ultra , è il correre piano.
In parole povere a molti amatori, e non solo, il correre piano permette di andare lontano.
Dicevo che faccio fatica a far capire che occorre correre piano, ma l’atleta parte e se correva a 4’00” al km non penserà neanche lontanamente di correre a 5’30”_6’00” ne tanto meno chi correva a 5’00” vorrà correre a 7’00” al km.
L’unica soluzione, in fase di preparazione, è quella di inserire un bel lungo di 4 o 5 ore…la prima volta statene certi l’atleta partirà come suo solito per poi piano piano il ritmo calerà causa la fatica.
Secondo me, la capacità di correre piano è forse il primo fondamentale per riuscire a correre lunghe distanze sia in pianura( 6_12_24 ore_100 km) che in montagna(ultratrail).
E’ certo che non mi posso permettere spiegazioni mediche, ma qualche nozione penso di poterla inserire alfine di spiegarmi meglio.
Qual è il “carburante” per far durare la corsa lenta?
Bene la principale fonte di energia, sempre che si corra lentamente, ossia in modo tale da non creare affanno, deriva dai grassi. Se il nostro ritmo produce uno sforzo a livello cardiorespiratorio  e le pulsazioni aumentano sarà necessario un carburante diverso ossia, principalmente, il glicogeno muscolare, semplificando: carboidrati o zuccheri.
Se invece l’intensità della nostra corsa ci permette di correre e parlare andremo ad utilizzare principalmente il carburante derivante dai grassi.
Occorre comunque tener presente un concetto, il carburante che arriva dai zuccheri o carboidrati può finire (glicogeno muscolare), concetto quindi molto importante  mentre quello che arriva dai grassi è praticamente infinito. A grosse linee dopo 2_3 ore di corsa il glicogeno muscolare è azzerato quindi sarà necessario attingere quanto prima alle riserve di grasso, ma anche se abbiamo detto che possono essere illimitate non è detto che il nostro corpo sappia utilizzarle. È pertanto necessario abituarsi e ci si abitua solo con la corsa lenta(ultimamente mi sa che ne sono diventato un esperto 🙈).
Per qualche atleta “evoluto” consiglio anche il fare uno o due allenamenti a digiuno…ma come detto è un metodo che uso solo con qualche atleta.
Se poi dovessimo vedere i muscoli sappiamo che esistono fibre veloci(cosiddette bianche) e fibre lente(rosse). Senza entrare in spiegazioni anatomiche e fisiologiche sappiamo che ognuno di noi ha sia le une che le altre. Le fibre “veloci” sono in grado di accorciarsi e allungarsi molto velocemente, ma per brevi periodi di tempo mentre le fibre “lente” invece, si accorciano ed allungano lentamente, ma per tanto tempo.  In modo ancor meno preciso si può anche dire che le fibre veloci utilizzano energia principalmente proveniente dagli zuccheri mentre le fibre lente quella proveniente dai grassi.
Diverse volte correndo con alcuni atleti che seguo cerco di far presente che il correre piano permette una migliore capillarizzazione(I capillari sono i vasi sanguigni più piccoli del corpo. Si incaricano dello scambio di ossigeno e nutrienti tra il sangue e i tessuti). L’esempio che porto è abbastanza semplice: pensiamo ad una strada a gran scorrimento…ad un ingorgo. Tutto fermo. Se invece avessimo a disposizione una serie di strade secondarie ci sarebbe la possibilità di far scorrere il traffico più velocemente.  Se al traffico sostituiamo la parola “acido lattico_lattato_tossine della fatica” l’esempio prende forma.
Ma cosa vuol dire lento…il mio lento oggi potrebbe essere 5’00” mentre per un altro atleta può essere 4’00” o 7’00” al km ne tanto meno si può definire il ritmo del lento legandolo alle pulsazioni.
Il consiglio è quello che il lento dovrebbe permettere di correre e parlare senza andare in affanno e qualora questo dovesse intervenire…si rallenta.  

(Fine 1^ parte )



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