Sottovalutare il riscaldamento nell’attività sportiva vuol dire aumentare il rischio di infortuni fisici. La maggior parte degli atleti, specie tra chi fa da sé, tende ad escludere questa importante fase di preparazione al gesto tecnico vero e proprio.
Il termine “riscaldamento” si riferisce a quel periodo di tempo che precede la seduta di allenamento o anche la gara, nel quale l’atleta esegue un’ attività fisica di modesta entità per attivare tutti i distretti corporei che saranno impegnati nel corso del lavoro che segue. Il riscaldamento assume aspetti distinti in relazione alla successiva attività da svolgere. In fase di allenamento ha il compito di preparare l’organismo a sostenere i carichi di lavoro, per la competizione , invece, dovrà consentire all’atleta di esprimersi ai massimi livelli. L’effetto organico principale del riscaldamento è l’innalzamento della temperatura corporea. Variazione che comporta :
- attivazione delle reazioni chimiche a livello cellulare ;
- miglioramento dell’attività contrattile dei muscoli ;
- diminuzione della viscosità del liquido sinoviale delle articolazioni per favorire un miglio scorrimento della facce articolari e consentire movimenti più economici;
- aumento della sensibilità dei recettori nervosi;
-aumento della vasodilatazione con maggior apporto di ossigeno e pertanto più facile eliminazione delle scorie metaboliche;
- miglior ossigenazione dei muscoli.
Il riscaldamento deve essere caratterizzato da un lavoro fisico ad intensità crescente, può durare dai 5_10 minuti fino ad un massimo di 30’ e questo dipende dalle caratteristiche individuali e dal tipo di attività da svolgersi.
Alcuni atleti ad esempio possono essere paragonati a motori diesel: il loro riscaldamento, sarà ancor più importante, per la loro “messa in moto”. Inoltre, più lo sforzo fisico richiesto è rapido ed intenso, come ad esempio nella velocità, più il riscaldamento deve essere lungo ed accurato. Altro elemento che condiziona la durata del riscaldamento è l’adattamento cardiaco all’attività fisica. Una crescita graduale dell’intensità lavorativa è necessaria soprattutto al sistema cardiovascolare per consentirgli di fornire la quantità di sangue sufficiente a soddisfare la aumentate “richieste”.
Giovanni Schiavo
Allenatore FIDAL
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